Il vincolo di destinazione urbanistica di un'area a servizi pubblici, imposto da uno strumento urbanistico attuativo, ha natura di vincolo preordinato all'espropriazione e non di mero vincolo conformativo, con la conseguenza che esso è soggetto al termine di dieci anni di efficacia, decorso il quale l'area è da considerarsi libera e suscettibile di nuova edificazione, nel rispetto della disciplina delle cd. "zone bianche". Pertanto, l'Amministrazione non può rigettare l'istanza di permesso di costruire per la realizzazione di un edificio residenziale su tale area, adducendo la mera esistenza del vincolo urbanistico, senza previamente verificare la sussistenza dei requisiti di urbanizzazione primaria e secondaria previsti dalla legge regionale, atteso che la clausola escludente di cui all'art. 2, comma 2, lett. f), della l.r. n. 21/2009 si riferisce esclusivamente agli edifici preesistenti e non anche alle aree libere. L'interpretazione letterale della norma, che circoscrive l'esclusione dal cd. "Piano casa" ai soli edifici, è preferibile rispetto a quella estensiva sostenuta dall'Amministrazione, in quanto conforme ai canoni ermeneutici e non foriera di dubbi di incostituzionalità, dovendo la verifica dei requisiti di urbanizzazione rappresentare la garanzia posta a tutela delle esigenze di pianificazione del territorio.