La normativa emergenziale di cui all'art. 216, comma 2, del D.L. n. 34/2020, convertito con modificazioni dalla legge n. 77/2020, consente al concessionario di un impianto sportivo pubblico, in ragione della sospensione delle attività sportive e del regime di ripresa graduale delle stesse disposto durante la pandemia da Covid-19, di richiedere la revisione del rapporto concessorio al fine di rideterminare le condizioni di equilibrio economico-finanziario originariamente pattuite, anche attraverso la proroga della durata del rapporto, comunque non superiore a ulteriori tre anni, in modo da favorire il graduale recupero dei proventi non incassati e l'ammortamento degli investimenti effettuati o programmati. In caso di mancato accordo tra le parti sulla revisione del rapporto concessorio, le stesse possono recedere dal contratto, con diritto del concessionario al rimborso del valore delle opere realizzate più gli oneri accessori, al netto degli ammortamenti, ovvero, nel caso in cui l'opera non abbia ancora superato la fase di collaudo, dei costi effettivamente sostenuti, nonché delle penali e degli altri costi sostenuti o da sostenere in conseguenza dello scioglimento del contratto. Tuttavia, il recesso può essere esercitato solo in presenza della condizione del "mancato accordo" tra le parti sulla revisione del rapporto concessorio, condizione che non si realizza qualora le trattative siano ancora in corso e il concessionario abbia comunque insistito per il riequilibrio del contratto, senza che l'amministrazione concedente abbia assunto una posizione definitiva di diniego. In tal caso, l'amministrazione può legittimamente procedere alla revisione delle condizioni economiche della concessione e alla sua proroga, senza dover indire una nuova procedura di affidamento, in quanto non si è perfezionato il presupposto per l'esercizio del recesso da parte del concessionario.