Cassazione penale Sez. II sentenza n. 35644 del 26 luglio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:35644PEN

Massima

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La condotta di appropriazione indebita integra l'aggravante di cui all'art. 61 n. 11 c.p. quando l'agente abbia tratto profitto dalle condizioni favorevoli determinate dal pregresso rapporto di prestazione d'opera con la persona offesa, anche se tale rapporto sia cessato al momento della commissione del reato. Ai fini della configurabilità di tale aggravante, non è necessario che l'agente rivesta ancora la qualifica di dipendente o collaboratore della persona offesa, essendo sufficiente che egli abbia comunque sfruttato le condizioni di vantaggio derivanti dal pregresso rapporto. La valida presentazione della querela da parte della persona offesa, quale condizione di procedibilità del reato di appropriazione indebita, può essere provata in qualsiasi momento del giudizio, anche attraverso la produzione di copia dell'atto, senza necessità di particolari formalità, spettando all'imputato l'onere di dimostrare l'eventuale remissione della querela.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI G. - Presidente

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. MESSINI D'AGOSTINI Piero - Consigliere

Dott. FILIPPINI Stefan - Consigliere

Dott. ARIOLLI G - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS)
(OMISSIS), IN PROP. E N. Q. LEG. RAPP.TE (OMISSIS) S.A.S.;
avverso la sentenza del 16/02/2017 della CORTE APPELLO di TORINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ARIOLLI GIOVANNI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa CARDIA DELIA che ha concluso per l'inammissibilita'.
RITENUTO IN FATTO
1. Il difensore di (OMISSIS) ricorre per …

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