Il provvedimento di acquisizione per pubblica utilità di un'area, disposto ai sensi dell'art. 43 del D.P.R. n. 327/2001, è legittimo solo se adottato nel rispetto dei presupposti e delle garanzie procedurali previsti dalla legge. In particolare, l'amministrazione deve dimostrare la sussistenza di un prevalente interesse pubblico all'acquisizione, nonché l'impossibilità di reperire diversamente le aree necessarie per la realizzazione dell'opera di pubblica utilità. Inoltre, il proprietario espropriato ha diritto al risarcimento del danno nella misura del valore venale del bene, in conformità all'art. 37 del D.P.R. n. 327/2001 e ai principi affermati dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in materia di tutela della proprietà privata. L'amministrazione, pertanto, non può procedere all'acquisizione coattiva di un'area senza il previo pagamento di un giusto indennizzo al proprietario, pena la violazione dei principi costituzionali e convenzionali a tutela del diritto di proprietà. Qualora intervenga una transazione tra le parti che ponga fine alla controversia, il giudice è tenuto a dichiarare l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse, senza entrare nel merito della legittimità del provvedimento impugnato.