Il diritto all'istruzione e all'inclusione scolastica delle persone con disabilità, sancito dalla normativa nazionale e internazionale, impone alle autorità pubbliche competenti di garantire il trasporto e l'assistenza specialistica necessari per consentire la frequenza scolastica, anche attraverso l'erogazione di contributi economici a copertura dei relativi costi. Tale obbligo non può essere eluso per carenza di mezzi o personale, ma richiede l'adozione di soluzioni idonee a soddisfare concretamente il diritto all'istruzione e all'inclusione della persona disabile, in ossequio ai principi di eguaglianza, non discriminazione e piena partecipazione sociale. Pertanto, il rifiuto o l'insufficienza dell'intervento pubblico a sostegno del trasporto e dell'assistenza scolastica della persona con disabilità integra una condotta discriminatoria, sindacabile dinanzi al giudice ordinario ai sensi della normativa antidiscriminatoria, a prescindere dalla natura pubblica o privata del soggetto erogatore del servizio. Il giudice amministrativo, investito della controversia, è tenuto a verificare la sussistenza di tale condotta discriminatoria e, ove accertata, ad ordinare l'adozione delle misure idonee a rimuoverne gli effetti, senza potersi limitare alla mera declaratoria dell'illegittimità dell'azione o dell'omissione dell'amministrazione.