Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 16488 del 27 aprile 2011

ECLI:IT:CASS:2011:16488PEN

Massima

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Il pericolo di recidivanza, quale presupposto per l'applicazione di una misura cautelare personale, deve essere adeguatamente motivato dal giudice sulla base di elementi concreti e specifici, che dimostrino in modo logico e non contraddittorio la sussistenza e l'entità di tale pericolo. Il mero richiamo generico a tale pericolo, senza l'indicazione di circostanze fattuali che lo comprovino, non è sufficiente a giustificare l'adozione della misura cautelare richiesta. Il giudice è tenuto a valutare attentamente tutti gli elementi del caso concreto, comprese le eventuali deduzioni difensive, al fine di accertare la reale sussistenza delle esigenze cautelari e la proporzionalità della misura disposta. Solo attraverso una motivazione puntuale e logicamente coerente, il provvedimento cautelare può ritenersi legittimo e conforme ai principi di tutela della libertà personale sanciti dalla Costituzione e dalla normativa processuale penale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GARRIBBA Tito - Presidente

Dott. MILO Nicola - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - rel. Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) FA. AN. , N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 1091/2010 TRIB. LIBERTA' di CATANIA, del 15/11/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. ARTURO CORTESE;

sentite le conclusioni del PG Dott. D'((omissis)), che ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO

Fa. An. , sottoposto alla misura degli arresti domiciliari con ordinanza del Tribunale del riesame di Firenze del 01.02.2010, in data …

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