Il giudice di legittimità, nel risolvere il conflitto di giurisdizione, afferma che il conflitto positivo di giurisdizione non sussiste qualora uno dei giudici in conflitto abbia già esaurito la cognizione del procedimento pendente dinanzi a sé e la relativa sentenza sia divenuta irrevocabile. In tale ipotesi, infatti, viene meno il presupposto e la ragione dell'intervento della Corte regolatrice, trovando il caso la sua soluzione nel rispetto del giudicato e nella norma processuale preclusiva di un nuovo giudizio per il medesimo fatto a carico della stessa persona irrevocabilmente prosciolta o condannata. Pertanto, la Corte regolatrice deve dichiarare l'inesistenza del conflitto denunciato e il giudice ancora investito della cognizione del medesimo fatto, anche se diversamente qualificato per il titolo, deve provvedere in conformità al principio del ne bis in idem. La connessione tra procedimenti appartenenti alla giurisdizione penale ordinaria ed altri pertinenti alla giurisdizione militare, che determina la competenza del giudice ordinario anche per il reato militare quando questo sia meno grave di quello comune, esplica tale effetto a condizione che il procedimento relativo al reato più grave non sia stato già definito con sentenza passata in giudicato.