Il reato di atti persecutori (c.d. stalking) si configura quando la condotta molesta e minacciosa di un soggetto nei confronti di un altro, pur in assenza di una pregressa relazione sentimentale, è tale da cagionare un perdurante e grave stato di ansia e di paura nella vittima, compromettendone in modo rilevante la qualità di vita. Ai fini della configurabilità del reato, non è necessario che le condotte moleste siano poste in essere esclusivamente attraverso l'utilizzo di utenze telefoniche intestate all'autore, essendo sufficiente che egli si avvalga anche di altri mezzi di comunicazione, anche anonimi, purché idonei a raggiungere e molestare la vittima. Tuttavia, il reato di lesioni personali, pur se connesso alla condotta persecutoria, è procedibile a querela della persona offesa, in assenza della quale l'azione penale non può essere iniziata. La valutazione della credibilità della persona offesa e della coerenza del suo racconto deve essere effettuata dal giudice di merito, il cui apprezzamento non è sindacabile in sede di legittimità se sorretto da adeguata motivazione, salvo che non risulti manifestamente illogico o contraddittorio.