Il falso ideologico commesso da un privato mediante la formazione di una falsa attestazione, pur se utilizzata solo per mostrarne le caratteristiche al cliente e non per trarne un indebito vantaggio, integra comunque il reato di cui agli artt. 477 e 482 c.p., in quanto la condotta è idonea a indurre in errore la pubblica fede, a prescindere dall'effettivo utilizzo del documento falso. Tuttavia, qualora il falso non sia di rilevante gravità e non abbia cagionato un danno patrimoniale, il giudice può applicare la causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p., valutando la tenuità del fatto sulla base di tutti gli elementi oggettivi e soggettivi del caso concreto, tra cui la modalità della condotta, l'assenza di un concreto pericolo di danno e la mancanza di un ingiusto profitto. In tali ipotesi, il giudice può pertanto prosciogliere l'imputato, pur riconoscendo la sussistenza degli elementi costitutivi del reato, in ragione della particolare tenuità del fatto.