Il reato di atti persecutori (stalking) si configura anche in assenza di uno stato patologico della vittima, essendo sufficiente che gli atti persecutori abbiano avuto un effetto destabilizzante della serenità e dell'equilibrio psicologico della stessa, determinando un perdurante e grave stato di ansia o di paura. A tal fine, non è dirimente che la vittima conservi una capacità di reazione, in quanto ciò non esclude l'insorgere dello stato di ansia e della reazione psico-emotiva provocati dal reiterato atteggiamento minaccioso e persecutorio del soggetto agente. Inoltre, ai fini della concessione delle circostanze attenuanti generiche, il giudice di merito esprime un giudizio di fatto insindacabile in sede di legittimità, purché la motivazione sia non contraddittoria e dia conto degli elementi, tra quelli indicati nell'art. 133 c.p., considerati preponderanti, anche se un solo elemento attinente alla personalità del colpevole o all'entità del reato e alle modalità di esecuzione di esso può essere sufficiente per escludere il beneficio.