L'aggravante dell'ingente quantità di sostanza stupefacente, di cui all'art. 80, comma 2, del D.P.R. n. 309/1990, è di norma ravvisabile quando la quantità supera le 2.000 volte il valore massimo, in milligrammi, determinato per ogni sostanza nella tabella allegata al D.M. 11 aprile 2006, ferma restando la discrezionale valutazione del giudice di merito, che può applicarla anche per quantità inferiori, in base alle specifiche circostanze del caso concreto. Il giudice di merito è tenuto a motivare adeguatamente la sussistenza di tale aggravante, anche attraverso il riferimento a elementi probatori come le dichiarazioni dell'imputato o le caratteristiche qualitative e quantitative della sostanza stupefacente sequestrata. L'omessa motivazione su tale profilo integra un vizio di legittimità della sentenza, censurabile in sede di legittimità, salvo che il giudice abbia comunque implicitamente disatteso la richiesta di esclusione dell'aggravante formulata dalla difesa, sulla base di una valutazione complessiva degli elementi di prova acquisiti.