Cassazione penale Sez. V sentenza n. 7019 del 23 febbraio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:7019PEN

Massima

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Il diritto di cronaca, pur essendo un diritto costituzionalmente garantito, trova un limite nel rispetto della reputazione altrui. Pertanto, la valutazione della portata diffamatoria di un articolo giornalistico deve essere effettuata considerando l'intero contenuto del testo, le modalità espressive utilizzate e l'impatto complessivo sul lettore, a prescindere dall'intenzione dell'autore. In particolare, l'attribuzione di qualifiche offensive o spregiative, anche se non direttamente riferite alla persona offesa, può integrare il reato di diffamazione qualora risulti lesiva della reputazione di quest'ultima sulla base di una valutazione complessiva del contesto narrativo. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, deve pertanto esaminare attentamente tutti gli elementi del testo incriminato, senza limitarsi a singole espressioni, al fine di accertare se l'articolo, nella sua globalità, abbia effettivamente leso la reputazione della persona offesa, anche in assenza di un'intenzione diffamatoria specifica dell'autore.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CALABRESE Renato Luigi - Presidente

Dott. AMATO Alfonso - Consigliere

Dott. BEVERE Antonio - rel. Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) GA. FR. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 593/2003 CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA, del 26/01/2010;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 17/11/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. BEVERE Antonio;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. SPINACI Sante che ha concluso per l'inammissibilita'.

FATTO E DIRITTO

Con sentenza 26…

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