La dichiarazione di fallimento di una società di fatto e del socio illimitatamente responsabile è possibile anche in assenza dell'iscrizione della società nel registro delle imprese, purché siano provati gli elementi costitutivi della società di fatto, quali il dominio del potere gestorio, la responsabilità patrimoniale e la sussistenza di un fondo comune. Il termine di un anno dalla cessazione dell'attività, previsto dalla legge fallimentare per la dichiarazione di fallimento, non trova applicazione per le società non iscritte nel registro delle imprese, in quanto tale beneficio è riservato solo a coloro che abbiano assolto all'adempimento formale dell'iscrizione. I provvedimenti di rigetto dell'istanza di fallimento non hanno attitudine al giudicato, sicché è possibile la riproposizione della domanda di fallimento, anche sulla base della medesima situazione, purché siano dedotti elementi nuovi o non precedentemente valutati. Ai fini dell'accertamento dell'esistenza di una società di fatto, il giudice può desumere gli elementi indiziari dalla complessiva valutazione di una pluralità di elementi, quali dichiarazioni confessorie del socio occulto, indicazioni del suo nominativo sui documenti aziendali, ruolo datoriale e gestionale svolto di fatto nell'impresa, anche in assenza di una formale investitura. Il contraddittorio si ritiene validamente instaurato nei confronti di tutti i soci illimitatamente responsabili della società di fatto, in quanto amministratori e legali rappresentanti della stessa.