Cassazione penale Sez. V sentenza n. 41247 del 22 ottobre 2012

ECLI:IT:CASS:2012:41247PEN

Massima

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Il reato di minaccia grave (art. 611 c.p.) si configura quando l'agente, dopo la presentazione di una denuncia da parte della persona offesa, reitera minacce gravi al fine di costringere quest'ultima a ritirare la denuncia e ritrattare le dichiarazioni accusatorie già rese, non essendo invece configurabile il reato di violenza privata (art. 610 c.p.) laddove la condotta sia finalizzata a impedire la presentazione della denuncia. La valutazione della credibilità della persona offesa e dell'esistenza di riscontri esterni alla sua versione dei fatti rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, la cui motivazione non può essere sindacata in sede di legittimità se non in caso di manifesta illogicità o irragionevolezza. La prescrizione del reato non può essere dichiarata in sede di legittimità quando il rapporto processuale non sia stato regolarmente instaurato per effetto dell'inammissibilità del ricorso, non essendo possibile in tale sede procedere alla relativa declaratoria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. TERESI Alfredo - Presidente

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. OLDI Paolo - Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1717/2008 CORTE APPELLO di MESSINA, del 20/05/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 18/09/2012 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GRAZIA LAPALORCIA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. D'ANGELO Giovanni che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. …

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