Il piano per l'edilizia economica e popolare (P.E.E.P.) deve essere adottato sulla base di una concreta valutazione del fabbisogno abitativo del successivo decennio, operata alla data di adozione del piano stesso, e non può fondarsi sulle previsioni di un piano regolatore generale relativo al quinquennio successivo, specie quando tra la predisposizione dei due piani sia trascorso un notevole lasso di tempo. Il principio di corrispondenza tra il dimensionamento del P.E.E.P. e le effettive esigenze abitative della collettività, valutate con riferimento a un congruo arco temporale, costituisce un requisito essenziale di legittimità del piano, a prescindere dal rapporto esecutivo che lega il P.E.E.P. al piano regolatore generale. Pertanto, il P.E.E.P. adottato sulla base di una mera ricognizione degli insediamenti sull'area prescelta, senza una puntuale verifica del fabbisogno abitativo del successivo decennio, è illegittimo per carenza di istruttoria e difetto di motivazione. Tale vizio di legittimità si riflette anche sugli atti ablatori e di assegnazione delle aree, determinandone l'illegittimità derivata.