Cassazione penale Sez. V sentenza n. 24495 del 5 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:24495PEN

Massima

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Il reato di associazione di tipo mafioso, di cui all'art. 416-bis c.p., si configura quando un numero di persone si associano allo scopo di commettere più delitti e si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere reati, acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri. La partecipazione all'associazione mafiosa può essere provata attraverso elementi indiziari gravi, precisi e concordanti, come la consapevolezza della struttura e delle finalità del sodalizio criminale, l'assunzione di un ruolo attivo all'interno dell'organizzazione, il compimento di atti funzionali al perseguimento degli scopi associativi, il mantenimento di stretti rapporti con gli altri membri del gruppo e la disponibilità di armi da parte dell'associazione. L'aggravante della disponibilità di armi di cui al comma 4 dell'art. 416-bis c.p. è configurabile a carico di ogni partecipe consapevole o colpevole di ignorare il possesso di armi da parte degli associati, mentre l'aggravante del reimpiego di capitali illeciti di cui al comma 6 della medesima norma si riferisce all'attività dell'associazione nel suo complesso, senza necessità di provare il diretto coinvolgimento del singolo imputato. Le dichiarazioni di un soggetto inizialmente sentito come testimone, ma in realtà già sottoposto ad indagini, sono utilizzabili come prova se, al momento dell'assunzione, non risultavano a suo carico sufficienti indizi di reità tali da imporgli la qualità di indagato. La determinazione della pena per il reato continuato deve avvenire con riferimento al reato più grave in astratto, anche se non il più grave in concreto, essendo compatibile la continuazione con la recidiva.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZECCA Gaetanino - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 4982/2010 CORTE APPELLO di PALERMO, del 23/11/2011;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 19/03/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. SETTEMBRE ANTONIO;

- Udito il Procuratore generale della repubblica presso la Corte di Cassazione, Dr. SCARDACCIONE Eduardo, che ha conclus…

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