Cassazione penale Sez. II sentenza n. 20197 del 27 aprile 2017

ECLI:IT:CASS:2017:20197PEN

Massima

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La condotta minacciosa, anche se posta in essere da soggetti appartenenti ad un'associazione criminale, non integra di per sé l'aggravante del metodo mafioso di cui all'art. 7 del d.l. n. 152/1991, convertito in l. n. 203/1991. È necessario che la condotta minacciosa sia accompagnata da una espressa esteriorizzazione dell'appartenenza dell'agente ad un'associazione di stampo mafioso, in modo tale da ingenerare nella vittima la consapevolezza di essere esposta all'operatività di tale organizzazione criminale. La mera gravità delle minacce o la caratura delinquenziale degli autori non è sufficiente a configurare il c.d. "metodo mafioso", essendo richiesta una forma di condotta positiva che manifesti l'appartenenza mafiosa. Diversamente, si rischierebbe di configurare il metodo mafioso ogni volta che le minacce estorsive abbiano una certa gravità e provengano da pregiudicati, senza che sia necessaria l'esteriorizzazione del vincolo associativo.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DAVIGO Piercamillo - Presidente

Dott. IASILLO Adriano - Consigliere

Dott. IMPERIALI Luciano - Consigliere

Dott. COSCIONI Giuseppe - Consigliere

Dott. PACILLI G.A.R. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli;
nei confronti di:
(OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 4239 del Tribunale del riesame di Napoli, emessa il 18.10.2016;
Visti gli atti, l'ordinanza e il ricorso;
Udita nell'udienza camerale del 9.2.2017 la relazione fatta dal ((omissis));
Udito il Sostituto Procuratore Generale in persona di ((omissis)), che ha chiesto l'annullamento con rinvio del provvedimento impugnato.…

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