Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 11350 del 16 marzo 2023

ECLI:IT:CASS:2023:11350PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, avendo la disponibilità di denaro pubblico per ragione del suo ufficio o servizio, se ne appropri senza ricorrere ad artifici o raggiri, commette il reato di peculato, mentre integra il reato di truffa aggravata dall'abuso dei poteri o dalla violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione il caso in cui il soggetto attivo, non avendo già il possesso del denaro, se lo procuri fraudolentemente facendo uso di artifici o raggiri. La distinzione tra le due fattispecie delittuose si fonda sulle modalità di acquisizione del possesso del denaro o di altra cosa mobile altrui oggetto di appropriazione. Pertanto, il peculato ricorre quando il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio si appropri del denaro di cui aveva già la disponibilità per ragione del suo ufficio o servizio, mentre la truffa aggravata si configura quando il soggetto attivo, non avendo tale possesso, se lo procuri fraudolentemente, facendo ricorso ad artifici o raggiri. La concessione delle circostanze attenuanti generiche, pur incidendo sulla valutazione della gravità del fatto e della capacità a delinquere dell'imputato, non comporta necessariamente l'applicazione della pena nel minimo edittale, essendo rimessa al prudente apprezzamento del giudice la determinazione della pena nel quadro edittale, in relazione a tutti i criteri di cui all'art. 133 c.p. La recidiva, pur dovendo essere sintomatica di una maggiore colpevolezza dell'imputato, può essere riconosciuta anche in presenza di precedenti specifici per reati contro il patrimonio, diversi dal peculato, purché espressivi di una inclinazione a delinquere. La confisca del bene, disposta ai sensi degli artt. 240 c.p. e 321 c.p.p., presuppone che l'imputato ne sia il proprietario, non essendo sufficiente la mera detenzione o disponibilità del bene.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Presidente

Dott. CRISCUOLO Anna - Consigliere

Dott. SILVESTRI Pietro - Consigliere

Dott. D'ARCANGELO Fabrizio - Consigliere

Dott. DI GIOVINE Ombretta - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 08/09/2021 della Corte d'appello di Palermo;
visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;
udita la relazione del consigliere Dr. Ombretta Di Giovine;
udita la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dr. Lori Perla, che ha concluso chiedendo che il ricorso sia dichiarato inammissibile.
udito l'avvocato (OMISSIS), in difesa di (OMISSIS), il quale chiede l'accogli…

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