Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La sussistenza di un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti può essere desunta da plurimi elementi indiziari, quali le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, le risultanze delle intercettazioni telefoniche, i servizi di controllo del territorio e le videoriprese, anche in assenza di sequestri di droga, purché tali elementi siano logicamente e coerentemente valutati dal giudice di merito, il quale deve motivare in modo adeguato la ricostruzione della rete organica e stabile di soggetti dediti allo spaccio, anche quando l'indagato diriga l'attività illecita dal carcere impartendo direttive alla moglie e al fratello, e si avvalga della presenza fisica di esponenti di un gruppo mafioso per presidiare la piazza di spaccio, destinando risorse al mantenimento dei familiari dei sodali arrestati. In tale contesto, la mera prospettazione di una diversa lettura delle prove, senza denunciare il decisivo travisamento degli elementi posti a fondamento dell'ordinanza impugnata, non è sufficiente a integrare un vizio di motivazione censurabile in Cassazione.