Il Comune di Venezia può legittimamente disporre la cessazione immediata dell'attività alberghiera esercitata in modo unitario e non autorizzato dalla società ricorrente, diffidandola al ripristino delle distinte strutture di affittacamere e di albergo, in quanto l'accorpamento e la gestione unitaria di tali attività, servite da un unico ingresso, campanello e reception, integrano una violazione dell'art. 41 della l.r.V. n. 33/2002. L'omessa impugnazione della successiva delibera giuntale n. 200/2017, che ha definitivamente escluso la possibilità di insediare l'attività alberghiera nei locali dove è autorizzata l'attività di affittacamere, rende improcedibile il ricorso per sopravvenuta carenza di interesse. Anche a ritenere che residui un interesse della ricorrente all'annullamento del provvedimento di cessazione dell'attività alberghiera illegittimamente esercitata in forma unitaria, il ricorso non può essere accolto, in quanto la doglianza sulla violazione delle garanzie partecipative è inammissibile per mancata allegazione delle circostanze che la ricorrente intendeva sottoporre all'Amministrazione, mentre gli ulteriori motivi di ricorso sono privi di pregio, non incidendo sul provvedimento impugnato il mancato rispetto del termine di conclusione del procedimento di cui all'art. 2 della l. n. 241/1990 e non ravvisandosi difetti di istruttoria e motivazione nell'operato della P.A., come già accertato in un precedente giudizio connesso.