Cassazione penale Sez. II sentenza n. 51193 del 19 dicembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:51193PEN

Massima

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Il reato di estorsione si configura quando l'agente, mediante minaccia di un male ingiusto, costringe la vittima a consegnare una somma di denaro o altra utilità, anche se di modesto valore, al fine di conseguire un ingiusto profitto. La condotta estorsiva è integrata anche quando l'agente, pur non rappresentandosi un diretto vantaggio patrimoniale, agisce mosso dall'intimo convincimento di avere subito un torto e di poter pretendere un risarcimento, purché tale pretesa sia manifestata con modalità tali da ingenerare nella vittima il timore di un concreto e immediato pregiudizio. Ai fini della configurabilità del reato, non rileva che l'agente non abbia potuto prevedere l'intervento delle forze dell'ordine che hanno impedito il conseguimento dell'obiettivo criminoso, essendo sufficiente che la condotta minacciosa sia stata posta in essere con l'intenzione di ottenere ingiustamente la consegna di denaro o altra utilità. La circostanza attenuante di cui all'art. 62, n. 4 c.p. non può essere riconosciuta quando il reato di estorsione, pur avendo ad oggetto una modesta somma di denaro, risulti comunque plurioffensivo, incidendo sulla libertà e sull'integrità fisica e morale della vittima.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Presidente

Dott. PELLEGRINO Andrea - rel. Consigliere

Dott. COSCIONI Giuseppe - Consigliere

Dott. DI PISA Fabio - Consigliere

Dott. SARACO Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), n. a (OMISSIS), rappresentato ed assistito dall'avv. (OMISSIS), di fiducia;
avverso la sentenza della Corte di appello di Catania, prima sezione penale, n. 2242/2011, in data 08/03/2019;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
sentita la relazione della causa fatta dal consigliere Andrea Pellegrino;
udita la requisitoria del Sostituto procuratore generale Ferdinando Lignola che ha concluso chiedendo di dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.

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