Il decreto di perquisizione emesso dal pubblico ministero, che rimette alla discrezionalità degli organi di polizia giudiziaria l'individuazione delle cose da sottoporre a sequestro, non è impugnabile autonomamente ai sensi dell'art. 568 c.p.p., in quanto manca la specifica previsione normativa. L'impugnazione è esperibile solo avverso il successivo decreto di convalida del sequestro operato dalla polizia giudiziaria ai sensi dell'art. 355 c.p.p. Inoltre, il sequestro effettuato dalla polizia giudiziaria senza la successiva convalida del giudice non rientra tra gli atti impugnabili con il rimedio del riesame, in quanto l'inefficacia del sequestro non convalidato comporta il diritto degli interessati a ottenere la restituzione delle cose sequestrate senza formalità. Il giudice può quindi dichiarare inammissibile de plano l'impugnazione proposta avverso il decreto di perquisizione e sequestro, in applicazione dell'art. 127, comma 9, c.p.p., senza necessità di disporre l'udienza camerale, in quanto l'inammissibilità è determinata dalla mancanza dei presupposti per l'esercizio del diritto di impugnazione.