Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, ha stabilito che: 1. In caso di opere edilizie realizzate in assenza di titolo abilitativo e in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, l'Amministrazione ha il dovere di disporre la demolizione delle stesse, a prescindere dalla natura dell'intervento (manutenzione, ristrutturazione, nuova costruzione), in applicazione degli artt. 31 e 32, comma 3, del D.P.R. n. 380/2001. Ciò in quanto qualunque intervento effettuato su immobili sottoposti a vincolo paesistico è da qualificarsi come "variazione essenziale" e, pertanto, suscettibile di essere demolito. 2. La motivazione dell'ordinanza di demolizione deve essere adeguata a permettere alla parte privata di percepire l'iter logico-giuridico seguito per pervenire all'adozione della decisione lesiva. Nel caso di specie, la motivazione è ritenuta sufficiente, in quanto ha evidenziato che gli interventi abusivi hanno determinato una duratura trasformazione edilizia e urbanistica del territorio in zona assoggettata a vincolo. 3. L'Amministrazione è tenuta a disporre la demolizione delle opere abusive realizzate in assenza di titolo edilizio e di autorizzazione paesaggistica in aree vincolate, a prescindere dal titolo edilizio ritenuto più idoneo per realizzare l'intervento (DIA o permesso di costruire). Ciò che rileva è il fatto che l'intervento è stato posto in essere in zona vincolata e in assenza di qualsivoglia titolo abilitativo. 4. Qualora, nel corso del giudizio, intervengano titoli abilitativi per alcune delle opere oggetto di ingiunzione di demolizione, il ricorso deve essere dichiarato improcedibile per cessata materia del contendere limitatamente a tali opere.