La tutela del paesaggio e dei beni culturali, in quanto principio fondamentale della Repubblica sancito dall'art. 9 della Costituzione, impone all'Amministrazione competente di esercitare una discrezionalità tecnica volta esclusivamente al perseguimento di tale interesse pubblico primario, senza possibilità di bilanciamento con altri interessi di diversa natura e spettanza. Pertanto, nell'esame di un progetto di intervento su un bene vincolato, l'Amministrazione deve valutare in modo approfondito e motivato la compatibilità dello stesso con le esigenze di conservazione e protezione del bene, senza essere condizionata da considerazioni di carattere pubblicistico relative ad altri interessi, quali la realizzazione di posti auto a servizio di enti pubblici. L'ampiezza del sindacato giurisdizionale sulle valutazioni espresse dall'Amministrazione in sede di tutela dei beni culturali è limitata ai profili di logicità, coerenza e completezza della motivazione, restando estranee al controllo giudiziale le valutazioni connotate da ineliminabili margini di opinabilità tecnica. Conseguentemente, il giudice amministrativo non può sostituire la propria valutazione discrezionale a quella dell'Amministrazione, se questa ultima risulta sorretta da un'adeguata e approfondita istruttoria e motivazione, anche laddove siano state prodotte dalla parte privata perizie tecniche di segno contrario.