Cassazione penale Sez. V sentenza n. 39589 del 3 novembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:39589PEN

Massima

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Il metodo mafioso, caratterizzato dall'utilizzo della violenza fisica e morale, nonché dall'ostentazione di una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi quella coartazione particolare e quella conseguente intimidazione proprie delle organizzazioni mafiose, integra l'aggravante prevista dall'art. 7 del d.l. n. 152 del 1991, a prescindere dalla partecipazione dell'agente ad associazioni di tipo mafioso. Tale aggravante trova applicazione anche quando il soggetto agente, pur non essendo formalmente partecipe di un'associazione mafiosa, si avvalga di metodi tipici della criminalità organizzata per rafforzare il proprio potere economico e contrattuale, ledendo la libertà di autodeterminazione delle vittime nelle loro scelte imprenditoriali. La valutazione della sussistenza di tale aggravante deve essere effettuata sulla base di elementi oggettivi, quali la modalità di commissione del reato, il contesto ambientale in cui esso si inserisce e il comportamento complessivo dell'imputato, senza che sia necessaria la prova della sua appartenenza ad un'associazione mafiosa. Inoltre, la mancata concessione delle attenuanti generiche può essere giustificata dalla pericolosità sociale dell'imputato, desunta dai suoi collegamenti accertati in sede giudiziaria con ambienti criminali organizzati, nonché dai suoi gravi comportamenti di stampo mafioso, dimostrativi della continuità e attualità di tali collegamenti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) CA. SA. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 200/2009 CORTE APPELLO di LECCE, del 22/06/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 26/04/2011 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO BEVERE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. BAGLIONE Tindari, che ha concluso per il rigetto.

Udito il difensore avv. Conte P.

FATTO E DIRITTO

Con sentenza 22.6.09, la corte di appello di Lecce, ha confe…

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