Consiglio di Stato sentenza n. 469 del 2003

ECLI:IT:CDS:2003:469SENT

Massima

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Il proprietario di un immobile sito nella zona in cui è consentita la costruzione di un'opera edilizia, nonché coloro che si trovano in una situazione di stabile collegamento con la zona stessa, sono legittimati a impugnare il provvedimento che autorizza tale costruzione. Tuttavia, tale legittimazione non si estende a soggetti che esercitano un'attività concorrente in altri Comuni o in zone diverse da quella interessata dall'intervento, in quanto il loro interesse, pur essendo di natura commerciale, non è considerato differenziato o qualificato ai fini dell'impugnazione. Ciò in quanto l'ordinamento non riconosce un'azione popolare che legittimi qualsiasi cittadino ad impugnare il provvedimento edilizio, ma tutela in modo più ampio solo gli interessi urbanistici e di stabile ubicazione degli interessi di vita dei soggetti. Pertanto, l'impugnazione di una concessione edilizia da parte di esercenti di attività concorrenti, che non siano insediati nella zona interessata dall'intervento, è inammissibile per difetto di legittimazione. Tuttavia, tali soggetti possono impugnare, in sede giurisdizionale, il provvedimento che consente ad altra impresa di svolgere la medesima attività nell'ambito dello stesso possibile mercato di riferimento. La concessione edilizia rilasciata per la costruzione di un centro di intrattenimento, valutato come funzione compatibile con la destinazione industriale ed artigianale della zona, è legittima qualora rispetti il rapporto percentuale tra funzioni primarie e funzioni compatibili previsto dalle norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale, anche attraverso l'asservimento di altre aree oltre quella direttamente interessata dall'intervento. Inoltre, la realizzazione di tale centro non richiede necessariamente l'adozione di un piano attuativo, salvo che l'intervento sia di dimensioni particolarmente rilevanti in relazione al potenziale carico inquinante degli impianti, come previsto dalle norme tecniche di attuazione.

Sentenza completa

Omissis
DIRITTO
Con la sentenza impugnata, il T.A.R. Lombardia, Sez. III, ha annullato la concessione edilizia 8 agosto 2001, n. 316, rilasciata dal Comune di Milano alla società ora appellante, per la costruzione di un edificio destinato a centro d'intrattenimento, con "multisala cinematografica" e vari servizi (bancari, impianti sportivi, ristorazione, negozi, attività di promozione ed esposizione, ecc.).
I ricorrenti in primo grado, ora appellanti, sono imprese che gestiscono sale cinematografiche.
Questa la linea argomentativa seguita dal primo Giudice.
I gestori di sale cinematografiche hanno una posizione differenziata che li legittima ad impugnare la concessione edilizia. La legittimazione a ricorrere non esige esclusivamente rapporti di natura reale, incardinati in un determinato ambito territoriale, ma può radicarsi anche su interessi di tipo diverso, "differenziati o qualificati, come l'interesse di ogni imprenditore a che le inizia…

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