Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 668 del 13 gennaio 2011

ECLI:IT:CASS:2011:668PEN

Massima

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Il reato di minaccia a pubblico ufficiale si configura quando l'agente, consapevole dell'identità e delle funzioni del soggetto passivo, lo minaccia al fine di costringerlo ad omettere un atto d'ufficio. Ai fini della configurabilità del reato, non è necessario che la minaccia sia effettivamente idonea a determinare l'omissione dell'atto, essendo sufficiente che l'agente abbia agito con la specifica finalità di condizionare l'attività del pubblico ufficiale. Il giudizio di bilanciamento tra le circostanze attenuanti e la recidiva, quale circostanza aggravante, deve essere effettuato dal giudice di merito in modo adeguatamente motivato, tenendo conto della gravità del fatto e della personalità del reo. La mancata contestazione in sede di appello di specifici profili della motivazione della sentenza di primo grado preclude la possibilità di sollevare tali censure in sede di legittimità, in ossequio al principio di autosufficienza del ricorso per cassazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SERPICO Francesco - Presidente

Dott. MILO Nicola - rel. Consigliere

Dott. LANZA Luigi - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) TA. FR. N. IL (OMESSO);

avverso la sentenza n. 288/2008 CORTE APPELLO di TRIESTE, del 24/02/2009;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 22/09/2010 la relazione fatta dal Consigliere Dott. NICOLA MILO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. F. M. Iacoviello che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

udito il difensore avv. P. Volpe che ha concluso per l'annull…

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