Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10386 del 11 marzo 2015

ECLI:IT:CASS:2015:10386PEN

Massima

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Il reato di diffamazione si configura quando le espressioni offensive o lesive della reputazione altrui sono portate a conoscenza di almeno due persone, anche se non necessariamente in assenza dell'offeso. L'elemento soggettivo del dolo, quantomeno eventuale, è integrato dall'invio di una missiva diffamatoria a rappresentanti di un ente pubblico, in quanto l'autore non può ignorare che il contenuto della stessa sarà necessariamente divulgato, in ragione dei doveri e della complessa organizzazione dell'ente destinatario. La scriminante del diritto di critica non opera quando le accuse mosse non risultano provate. Il giudice di merito gode di ampi poteri discrezionali nella valutazione della rilevanza e decisività delle prove, la cui revoca per superfluità non è censurabile in cassazione se adeguatamente motivata in relazione alle risultanze processuali acquisite e alla ricostruzione del fatto operata.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - rel. Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 10/2013 TRIBUNALE di UDINE, del 11/11/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 25/11/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. ANTONIO SETTEMBRE;

- Udito il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Cassazione, dr. Mario Pinelli, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Il Giudice di pace di Gemona, con sentenza confe…

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