Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 11138 del 12 marzo 2008

ECLI:IT:CASS:2008:11138PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che si appropria di beni di cui ha il possesso o la disponibilità per ragioni del suo ufficio o servizio, integra il reato di peculato, a prescindere dalla natura pubblicistica o meno dei beni sottratti. La qualifica soggettiva del reo e la disponibilità dei beni per ragioni d'ufficio sono elementi essenziali per la configurazione del peculato, mentre è irrilevante stabilire il regime o la titolarità dei beni oggetto di appropriazione indebita. La Corte di Cassazione, con consolidata giurisprudenza, ha chiarito che l'unificazione punitiva della figura della malversazione ha focalizzato il quid propri del reato di peculato nella qualifica pubblica del soggetto agente e nella disponibilità dei beni per ragioni di servizio, a prescindere dalla natura pubblicistica o meno dei beni stessi. Pertanto, anche qualora i beni sottratti abbiano una connotazione privatistica, in quanto corrispettivo di un servizio svolto in parte dall'ente pubblico e in parte da altri enti, il reato di peculato sussiste ugualmente ove il soggetto agente rivesta la qualifica di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio e abbia la disponibilità dei beni per ragioni del suo ufficio o servizio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. AGRO' Antonio S. - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

Dott. PAOLONI Giacomo - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Ne. Pi. Lu.;

contro la sentenza 4 luglio 2005 della Corte d'Appello di Torino.

Udita la relazione del Consigliere Dott. ((omissis))'.

Udito il P.G. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. A conferma della decisione del Tribunale di Asti, la Corte d'Appello di Torino con la sentenza indicata in epigrafe ha ritenuto Ne.Pi. Lu. responsabile…

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