Cassazione penale Sez. I sentenza n. 9113 del 8 marzo 2010

ECLI:IT:CASS:2010:9113PEN

Massima

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Il riconoscimento della continuazione tra più reati commessi in attuazione di un'associazione per delinquere richiede la dimostrazione di un disegno criminoso unitario, concepito fin dall'adesione all'associazione, che abbracci almeno nelle linee essenziali i singoli episodi delittuosi successivamente realizzati. Tale unicità di programma non può essere desunta automaticamente dalla mera partecipazione all'associazione, dovendo il condannato allegare in modo concreto e specifico gli elementi, oggettivi e soggettivi, rappresentativi di quel momento psicologico iniziale che accomuna i diversi reati. Il giudice di merito, cui spetta l'apprezzamento di tale questione di fatto, può legittimamente escludere la continuazione quando non emergano dagli atti indizi sufficienti di una preventiva e unitaria programmazione criminosa, come nel caso in cui i singoli reati risultino espressione di una generica finalità delittuosa connaturata al vivere associativo ovvero siano riconducibili a distinte organizzazioni criminali, anche se operanti nel medesimo contesto territoriale e temporale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CHIEFFI Severo - Presidente

Dott. SIOTTO ((omissis)) - Consigliere

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. BRICCHETTI Renato - Consigliere

Dott. PIRACCINI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

difensore di CO. Ca. , nato a (OMESSO);

avverso l'ordinanza pronunciata in data 25 febbraio 2009 dalla Corte di appello di Napoli;

- udita la relazione del Consigliere dott. Renato BRICCHETTI;

lette le conclusioni del pubblico ministero, in persona del S. Procuratore Generale Dott. CIAMPOLI Luigi, che ha chiesto rigettarsi il ricorso.

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO

1. Con l'ordinanza indicata in epigrafe, la Cort…

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