Il contratto di agenzia può validamente prevedere una clausola risolutiva espressa che attribuisca al preponente il diritto potestativo di risolvere il rapporto in caso di mancato raggiungimento da parte dell'agente degli obiettivi di vendita concordati, senza che il giudice possa sindacare la gravità dell'inadempimento. In tal caso, l'agente non ha diritto all'indennità sostitutiva del preavviso, all'indennità di fine rapporto ex art. 1751 c.c. e all'indennità suppletiva di clientela, essendo la risoluzione fondata su un inadempimento a lui imputabile. Tuttavia, l'agente mantiene il diritto alle provvigioni maturate sugli affari conclusi, anche se non rientranti nel minimo garantito, nonché al rimborso delle spese di agenzia previste contrattualmente. L'onere della prova circa il mancato raggiungimento degli obiettivi e la congruità degli stessi grava sul preponente, mentre l'agente deve provare l'effettiva conclusione di affari per i quali gli spettano provvigioni. In caso di parziale accoglimento delle reciproche domande, le spese di lite possono essere compensate in parte.