Cassazione penale Sez. II sentenza n. 2632 del 22 gennaio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:2632PEN

Massima

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Il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso si configura quando l'agente prospetti l'utilizzo delle somme estorte per aiutare le famiglie degli "amici carcerati", in quanto tale condotta integra il mezzo di coartazione della volontà della vittima facente ricorso al vincolo mafioso e alla connessa condizione di assoggettamento, anche se l'esistenza dell'organizzazione criminale non sia stata espressamente menzionata nel contesto delle richieste estorsive. La prova del reato può essere fornita dalle dichiarazioni della persona offesa, confermate da quelle di altri testimoni, dalla registrazione del dialogo intercorso tra la vittima e l'imputato, nonché dal servizio di osservazione svolto dalla polizia giudiziaria, che hanno portato all'arresto dell'autore. Il precostituirsi della prova del reato e la conseguente denuncia alle forze dell'ordine non possono essere interpretati come assenza di costrizione, ma piuttosto come adeguata reazione alla percezione della caratura criminale dell'interlocutore. La sequenza temporale della coartazione della volontà, della consegna delle somme di denaro e del conseguimento del profitto dell'estorsione prima dell'intervento delle forze dell'ordine qualificano la consumazione del reato ed escludono l'ipotesi del tentativo. Il giudizio di congruità del regolamento sanzionatorio, anche con riguardo alle circostanze generiche, deve essere espresso in termini coerenti e logici.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI Giovanni - Presidente

Dott. GALLO Domenico - Consigliere

Dott. TADDEI Margheri - rel. Consigliere

Dott. IASILLO Adriano - Consigliere

Dott. BELTRANI Sergio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza 10002/16 della Corte d'appello di Napoli, 5 sezione penale;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Margherita B. Taddei;
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale, Dr. Cardia Delia, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
MOTIVI DELLA DECISIONE
1. Avverso tale sentenza indicata in epigrafe propone ricorso l'imp…

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