Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'avvocato che, pur essendo sprovvisto di abilitazione al patrocinio avanti alle giurisdizioni superiori, svolge attività difensiva in giudizi innanzi al Consiglio di Stato, accettando il mandato e sottoscrivendo gli atti processuali, commette una violazione deontologica ai sensi dell'art. 36, comma 1 del Codice Deontologico Forense, a prescindere dal fatto che tale attività sia stata svolta in affiancamento ad avvocati abilitati e senza partecipazione diretta alle udienze. La mancata offensività in concreto della condotta non esclude la configurabilità dell'illecito disciplinare, in quanto la norma deontologica vieta in via generale tale comportamento, ritenuto lesivo dei valori e degli interessi tutelati. Eventuali vizi procedurali nella fase iniziale del procedimento disciplinare non inficiano la validità delle successive decisioni del Consiglio Distrettuale di Disciplina e del Consiglio Nazionale Forense, qualora il procedimento si sia svolto nel rispetto delle garanzie difensive.