Cassazione penale Sez. I sentenza n. 43937 del 22 settembre 2017

ECLI:IT:CASS:2017:43937PEN

Massima

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Il giudice dell'esecuzione, nell'ambito della revoca del beneficio dell'indulto, non può modificare la data di contestazione del reato permanente accertata in sede di cognizione, essendo tale circostanza di fatto immodificabile. Ai fini della partecipazione all'associazione di tipo mafioso ex art. 416-bis c.p., rileva la stabile e organica compenetrazione dell'imputato nel tessuto organizzativo del sodalizio, desumibile anche dalla percezione di uno stipendio da parte dell'associazione, a prescindere dalla consumazione dei reati-fine. La cessazione della condotta antigiuridica di un reato permanente in epoca successiva alla scadenza del termine di operatività dell'indulto ne preclude l'applicazione, essendo irrilevante l'inizio del momento consumativo del reato in data antecedente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NOVIK ((omissis)) - Presidente

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

Dott. BONITO Francesco - rel. Consigliere

Dott. VANNUCCI Marco - Consigliere

Dott. ESPOSITO Aldo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
Sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), N. IL (OMISSIS);
avverso l'ordinanza n. 236/2016 CORTE APPELLO di MILANO, del 06/05/2016;
sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO MARIA SILVIO BONITO;
lette le conclusioni del PG Dott. CEDRANGOLO Oscar, il quale ha chiesto dichiararsi la inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
1. La Corte di appello di Milano, giudice dell'esecuzione, con ordinanza del 6 maggio 2016 revocava il beneficio dell'indulto concesso in fa…

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