Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso l'ordinanza di demolizione emessa dal Comune di Isernia, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. La presentazione di una domanda di accertamento di conformità edilizia ai sensi dell'art. 36 del D.P.R. 380/2001 non rende inefficace il provvedimento sanzionatorio pregresso e non determina l'improcedibilità del ricorso per sopravvenuta carenza d'interesse, ma comporta solo un arresto temporaneo dell'efficacia della misura repressiva, che riacquista la sua efficacia in caso di rigetto della domanda di sanatoria. 2. L'attività di repressione degli abusi edilizi mediante l'emissione dell'ordine di demolizione di cui all'art. 31 del D.P.R. 380/2001 costituisce un'attività di natura vincolata, che non richiede particolari garanzie partecipative, come la previa comunicazione di avvio del procedimento. 3. L'Amministrazione è tenuta a descrivere in modo specifico gli abusi riscontrati, senza necessità di verificare preventivamente la concreta eseguibilità dell'ordine di demolizione, essendo tale valutazione rimessa alla successiva fase esecutiva. 4. La realizzazione di un ampliamento volumetrico, di un manufatto in lamiera e della pavimentazione di un'area verde, in assenza di titolo abilitativo e in zona sottoposta a vincoli, integra abusi edilizi sanzionabili con l'ordine di demolizione, salvo che per la sola pavimentazione dell'area verde, che può rientrare nell'edilizia libera. 5. La determinazione della sanzione pecuniaria nella misura massima prevista dall'art. 31, comma 4-bis, del D.P.R. 380/2001 è dovuta in caso di inottemperanza all'ordine di demolizione, a prescindere dalla consistenza dell'abuso, in quanto volta a punire la condotta omissiva del privato e non l'abuso in sé.