Il reato di coltivazione illecita di oltre 10.000 piante di cannabis, da cui è ricavabile sostanza stupefacente per il confezionamento di circa 55.406 dosi, è configurabile anche quando l'imputato sia sorpreso dai Carabinieri mentre lavora nel terreno insieme al padre, proprietario dello stesso, e le piante di canapa indiana siano di alto fusto e mature per la raccolta, essendo in tal caso illogico ipotizzare l'ignoranza della natura delle piante coltivate. La pena per tale reato, in applicazione della disciplina anteriore alle modifiche dichiarate costituzionalmente illegittime dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 32 del 2014, è compresa tra la reclusione da due a sei anni e la multa, con possibilità di sospensione condizionale della pena, purché ne sia stata avanzata espressa richiesta. Il giudice di appello, nel rideterminare la pena in misura inferiore rispetto a quella irrogata in primo grado, tiene conto degli esiti della citata pronuncia della Corte Costituzionale, senza essere tenuto a motivare espressamente sul mancato riconoscimento del beneficio della sospensione condizionale della pena, ove l'interessato non ne abbia fatto richiesta.