Consiglio di Stato sentenza n. 5464 del 2017

ECLI:IT:CDS:2017:5464SENT

Massima

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Il Consiglio di Stato, in materia di annullamento di autorizzazioni paesaggistiche rilasciate dai Comuni, ha affermato i seguenti principi: 1. L'eventuale omissione della comunicazione di avvio del procedimento di annullamento non determina l'illegittimità del provvedimento finale, qualora sia stata assicurata, almeno in via di fatto, la partecipazione procedimentale del soggetto destinatario e raggiunto comunque lo scopo partecipativo. 2. Il termine di sessanta giorni per l'esercizio del potere di annullamento da parte della Soprintendenza è perentorio, ma può essere interrotto in caso di manifestate esigenze istruttorie o per incompletezza della documentazione trasmessa, con nuova decorrenza dall'acquisizione completa dei chiarimenti richiesti, fermo restando che l'annullamento deve essere adottato prima della scadenza del termine, anche se la comunicazione agli interessati può avvenire successivamente. 3. L'art. 6, comma 6 bis, d.m. n. 495 del 1994, che prevede trenta giorni come limite temporale massimo del periodo di interruzione, non si riferisce al termine per l'esercizio del potere di annullamento della Soprintendenza, ma introduce un termine sollecitatorio (ed ordinatorio) rivolto all'autorità che riceve la richiesta istruttoria, tenuta a darvi seguito entro i successivi trenta giorni. 4. L'annullamento del nulla osta paesaggistico comunale è consentito per qualsiasi vizio di legittimità, ivi compreso l'eccesso di potere in ogni sua figura sintomatica (sviamento, insufficiente motivazione, difetto di istruttoria, illogicità manifesta). 5. In tema di determinazioni paesaggistiche, l'amministrazione è tenuta ad esternare adeguatamente l'avvenuto apprezzamento comparativo del contenuto del vincolo e di tutte le rilevanti circostanze di fatto relative al manufatto ed al suo inserimento nel contesto protetto, al fine di giustificare la scelta di dare prevalenza all'interesse del privato rispetto a quello tutelato in via primaria attraverso l'imposizione del vincolo. 6. L'obbligo di motivazione sussiste anche in caso di assenso all'autorizzazione paesaggistica, dovendo l'amministrazione dar conto dell'iter logico seguito per verificare e riconoscere la compatibilità effettiva degli interventi edificatori in riferimento agli specifici vincoli paesaggistici dei luoghi. 7. Qualora l'ente che rilascia l'autorizzazione di base non abbia adempiuto al suo obbligo di motivare in maniera adeguata in ordine alla compatibilità paesaggistica dell'opera, sussiste un vizio d'illegittimità per difetto o insufficienza della motivazione e gli organi ministeriali possono annullare il provvedimento adottato per vizio di motivazione, indicando anche le ragioni di merito che concludono per la non compatibilità delle opere realizzate con i valori tutelati.

Sentenza completa

Pubblicato il 23/11/2017

N. 05464/2017REG.PROV.COLL.

N. 10050/2011 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 10050 del 2011, proposto da:
Habitat Srl, in persona del legale rappresentante p.t., rappresentato e difeso dagli avvocati Giuseppe Raguso, Natale Clemente, con domicilio eletto presso lo studio Giuseppe Raguso in Roma, via Muzio Clementi 9;

contro

Ministero Per i Beni e Le Attivita' Culturali, Soprintendenza Per Beni Architettonici e Paes. Province di Ba,Fg, in persona del legale rappresentante p.t., rappresentati e difesi per legge dall'Avvocatura Generale Dello Stato, domiciliata in Roma, via dei Portoghesi, 12;

per la riforma

della sentenza del T.A.R. PUGLIA - BARI: SEZIONE III n. 0100…

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