Il giudice amministrativo, nell'esaminare una domanda di risarcimento danni proposta nei confronti di un'amministrazione pubblica, deve verificare la sussistenza della propria giurisdizione in relazione alla natura dell'attività posta in essere dall'ente. Qualora i danni lamentati non trovino immediata genesi nell'esercizio di poteri autoritativi da parte dell'amministrazione, ma siano piuttosto conseguenza di un rapporto di natura privatistica tra il ricorrente e un terzo soggetto, la domanda risarcitoria non rientra nella giurisdizione del giudice amministrativo, essendo invece devoluta alla cognizione del giudice ordinario. Ciò in quanto, secondo l'interpretazione fornita dalla Corte Costituzionale, la giurisdizione del giudice amministrativo in materia di risarcimento danni è circoscritta ai soli casi in cui il danno sia riconducibile all'esercizio, anche solo in fase embrionale, di poteri autoritativi da parte della pubblica amministrazione. Pertanto, il giudice amministrativo, ove accerti l'assenza di tale nesso eziologico tra l'attività dell'amministrazione e il danno lamentato, deve dichiarare l'inammissibilità del ricorso per difetto di giurisdizione, fermo restando che tale pronuncia non pregiudica la possibilità per il ricorrente di proporre la domanda risarcitoria dinanzi al giudice ordinario competente.