Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 4475 del 30 gennaio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:4475PEN

Massima

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Il diritto di difesa dell'imputato nel procedimento penale non gli consente di formulare accuse calunniose nei confronti di terzi, anche se a lui sfavorevoli, ma soltanto di negare la veridicità delle dichiarazioni a lui addebitate. Pertanto, il reato di calunnia si configura quando l'imputato, oltre a contestare le accuse a suo carico, compie ulteriori iniziative dirette a coinvolgere in modo circostanziato e determinato una persona di cui conosce l'innocenza, a meno che le circostanze addebitate non risultino manifestamente assurde, inverosimili o grottesche, tali da escludere la concreta ipotizzabilità del reato denunciato. In tali casi, infatti, difetta l'elemento materiale del delitto di calunnia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ROTUNDO Vincenzo - Presidente

Dott. GIANESINI Maurizio - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Consigliere

Dott. CAPOZZI Angelo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 05/03/2015 della CORTE APPELLO di POTENZA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 21/12/2016, la relazione svolta dal Consigliere Dr. ANGELO CAPOZZI;
Udito il Procuratore Generale in persona del Dr. LUCA TAMPIERI che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza in epigrafe la Corte di appello di Potenza, a…

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