Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21975 del 30 maggio 2008

ECLI:IT:CASS:2008:21975PEN

Massima

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Il reato di minaccia è punito a titolo di dolo generico, per cui è irrilevante la volontà dell'imputato di dare o meno esecuzione alle espressioni minacciose pronunciate. Ciò che rileva, essendo il reato di minaccia un reato di pericolo, è la portata intimidatoria della frase pronunciata e la sua idoneità a incutere timore nel soggetto passivo, menomandone la sfera di libertà morale. Il giudice, pertanto, deve accertare se la frase riportata nel capo di imputazione sia stata effettivamente pronunciata dall'imputato e se abbia avuto tale portata intimidatoria, senza limitarsi a considerare eventuali ingiurie reciproche o la mancata volontà di dare esecuzione alla minaccia. La sentenza di assoluzione che ometta tali valutazioni è affetta da vizio di motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FAZZIOLI Edoardo - Presidente

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. PALLA Stefano - Consigliere

Dott. BRUNO ((omissis)) - Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE GENERALE DELLA REPUBBLICA PRESSO CORTE D'APPELLO di PERUGIA;

nei confronti di:

1) RA. LE., N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 02/02/2007 GIUDICE DI PACE di PERUGIA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARASCA GENNARO;

Udito il Pubblico Ministero in persona del Dott. GALASSO Aurelio, che …

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