Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle proprie funzioni, forma o rilascia atti pubblici o certificazioni amministrative false, senza che i relativi soggetti siano stati sottoposti alle prescritte visite o accertamenti, commette il reato di falsità ideologica in atti pubblici. Tale condotta è punita anche quando il pubblico ufficiale agisce in concorso con altri soggetti, anche se cessati dal servizio, che svolgono il ruolo di intermediari per il rilascio delle certificazioni false. La natura di atto pubblico fidefacente della certificazione rilasciata dal pubblico ufficiale comporta l'applicazione dell'aggravante prevista dall'art. 476, comma 2, c.p. La consapevolezza dell'assenza delle prescritte visite mediche da parte del pubblico ufficiale può essere desunta dalle circostanze di fatto accertate, come il suo ruolo di intermediario nel rilascio delle certificazioni, senza che sia necessaria un'espressa ammissione. Il principio di diritto affermato dalla giurisprudenza in relazione alle ricette mediche del medico convenzionato con il servizio sanitario nazionale non è applicabile alla fattispecie di rilascio di certificazioni sanitarie da parte di un pubblico ufficiale, anche cessato dal servizio, che dovrebbe aver svolto personalmente le relative attività di accertamento.