La realizzazione di un campeggio, quale struttura ricettiva all'aperto per la sosta e il soggiorno dei turisti, con plurimi manufatti ed impianti destinati ad ospitare e garantire servizi per il soggiorno della clientela, costituisce un intervento di trasformazione urbanistica del territorio assoggettato, ai sensi dell'art. 3, comma 1, lett. e), del Testo Unico dell'Edilizia, al previo rilascio del permesso di costruire. Laddove il campeggio ricada in zona paesaggisticamente vincolata, l'intervento richiede, ex art. 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, l'autorizzazione paesaggistica, titolo necessario per "lavori di qualsiasi genere" che incidano sull'assetto di territori tutelati. Tuttavia, la collocazione temporanea e stagionale di strutture mobili, destinate esclusivamente a finalità di alloggio transitorio per la durata del soggiorno dei vacanzieri, che usufruiscono dei diversi servizi messi a disposizione del campeggio, va ritenuta, almeno in astratto, fatta salva diversa verifica in concreto, influente sotto il profilo dell'assetto del territorio, declinato nella duplice e concorrente prospettiva urbanistico-edilizia e paesaggistica. All'opposto, nel caso in cui dette strutture mobili non siano destinate ad una occupazione transitoria del suolo, ma ad una utilizzazione perdurante nel tempo, l'alterazione del territorio non può considerarsi temporanea, precaria o irrilevante, anche e soprattutto a fini paesaggistici. L'aspetto della permanenza nel tempo delle strutture va valutato "nella sostanza e sul campo", posto che l'amovibilità dal suolo dei manufatti non è da sola sufficiente ad escludere la permanenza, rilevando piuttosto la presenza di collegamenti a sottoservizi o l'esistenza di qualsiasi altra circostanza in grado di far desumere una destinazione dei manufatti ad esigenze stabili e permanenti nel tempo. Inoltre, la violazione dell'art. 29, comma 1, della legge regionale n. 42 del 2000, che prevede che le piazzole dei campeggi ospitino "di norma, mezzi di pernottamento autonomi e mobili", deve essere accertata tenendo conto del ruolo assunto dal tour operator che, in conformità alla norma regionale contestata, utilizza le strutture da lui stesso allestite con mezzi autonomi, subaffittandole ai propri clienti. In tal caso, dal punto di vista formale, la norma regionale è rispettata, a meno che non risultino circostanze di fatto differenti che devono essere oggetto di specifico accertamento.