Cassazione penale Sez. V sentenza n. 234 del 9 gennaio 2023

ECLI:IT:CASS:2023:234PEN

Massima

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La diffamazione a mezzo stampa è punita con la pena della reclusione solo in presenza di eccezionale gravità del fatto dal punto di vista oggettivo e soggettivo, come nel caso di diffusione di messaggi diffamatori connotati da discorsi di odio e di incitazione alla violenza, ovvero in campagne di disinformazione gravemente lesive della reputazione della vittima compiute nella consapevolezza dell'oggettiva e dimostrabile falsità dei fatti ad essa addebitati. In assenza di tali elementi di eccezionale gravità, il giudice deve limitarsi all'applicazione della sola pena pecuniaria prevista dall'art. 595, comma 3, c.p. La valutazione circa la sussistenza dei presupposti per l'applicazione della pena detentiva spetta al giudice di merito, il quale deve motivare adeguatamente la propria decisione in tal senso, tenendo conto dei criteri di commisurazione della pena di cui all'art. 133 c.p. e dei limiti delineati dalla Corte costituzionale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PALLA Stefano - Presidente

Dott. MICCOLI Grazia Rosa - Consigliere

Dott. CANANZI Francesco - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

Dott. CIRILLO Pierangelo - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 03/06/2021 della CORTE DI APPELLO di CATANZARO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. PIERANGELO CIRILLO;
udite le conclusioni del Sostituto Procuratore generale Dr. GIOVANNI DI LEO, che ha chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso;
udite le conclusioni dell'avv. (OMISSIS), per il ricorrente, che ha chiesto di accogliere il ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La…

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