La concessione della liberazione condizionale presuppone, oltre al requisito oggettivo della espiazione di almeno due terzi della pena, anche il requisito soggettivo del ravvedimento del condannato, desumibile da fatti positivi che rivelino l'evolversi della sua personalità verso modelli di vita socialmente adeguati, con particolare riguardo al pentimento e alla fattiva volontà di eliminare le conseguenze dannose del reato anche attraverso il proprio sacrificio personale. Nei confronti dei condannati per reati di cui all'art. 4-bis dell'ordinamento penitenziario, la concessione della liberazione condizionale è inoltre subordinata all'ulteriore requisito della mancanza di elementi tali da far ritenere sussistenti collegamenti attuali con la criminalità organizzata, ovvero, in caso di collaborazione impossibile, all'avvenuta espiazione di almeno due terzi della pena complessivamente inflitta, computata a partire dalla scadenza della pena relativa ai reati ostativi, e non dall'inizio della detenzione. Il mero svolgimento di attività lavorative o di volontariato, pur se indici di un corretto comportamento carcerario, non sono di per sé sufficienti a dimostrare il ravvedimento del condannato ai fini della liberazione condizionale, essendo necessaria una compiuta analisi della revisione critica dei comportamenti antisociali posti in essere e l'adozione di concrete iniziative volte ad attenuare o riparare le conseguenze dannose del reato.