Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15087 del 14 maggio 2020

ECLI:IT:CASS:2020:15087PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (stalking) si configura quando la reiterazione di condotte minacciose e violente da parte dell'agente provoca nella vittima un perdurante e grave stato di ansia o di paura, anche in assenza di una espressa descrizione da parte della stessa di uno degli eventi alternativi indicati dalla norma incriminatrice, essendo sufficiente che tale stato di prostrazione psicologica emerga dal complesso degli elementi fattuali acquisiti e dalla condotta dell'imputato. La prova degli eventi lesivi può desumersi anche da elementi diversi dai tabulati telefonici o dai profili social, come ad esempio le ricevute delle sedute psicologiche a cui la vittima è stata sottoposta. La motivazione della sentenza di condanna, nel suo complesso, deve dare conto in maniera esauriente della sussistenza di uno degli eventi richiesti dalla fattispecie di reato, senza che sia necessaria una puntuale confutazione di tutte le argomentazioni difensive.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. CATENA Rossella - Presidente

Dott. BELMONTE ((omissis)) - Consigliere

Dott. DE MARZO Giuseppe - Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. SESSA Renata - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sui ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 17/39/2018 della CORTE APPELLO di ANCONA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. RENATA SESSA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. EPIDENDIO TOMASO;
Il Proc. Gen. conclude per l'inammissibilita';
udito il difensore;
L'avv. (OMISSIS) conclude per il rigetto. Non deposita conclusioni scritte e si rimette alla Corte …

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