Il diritto all'assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica non può essere revocato per il solo fatto di assenze temporanee e giustificate dell'assegnatario, dovute a esigenze di assistenza di familiari non autosufficienti o a condizioni di salute precarie, qualora l'alloggio continui comunque ad essere abitato in modo stabile dal nucleo familiare assegnatario. L'amministrazione comunale, prima di dichiarare la decadenza dall'assegnazione, è tenuta a svolgere un'istruttoria approfondita e puntuale, effettuando controlli mirati e ripetuti nell'arco di un congruo periodo di tempo, al fine di accertare con certezza l'abbandono definitivo dell'alloggio da parte dell'assegnatario e del suo nucleo familiare. La mera sporadicità degli accessi e la raccolta di informazioni sommarie e non formalizzate presso i vicini non sono sufficienti a dimostrare l'assenza di stabile abitazione, specie quando l'assegnatario abbia fornito giustificazioni plausibili e documentate circa le ragioni delle proprie assenze temporanee. Il diritto all'alloggio sociale, quale espressione del diritto fondamentale all'abitazione, deve essere tutelato con particolare rigore, bilanciando adeguatamente gli interessi pubblici e privati in gioco, e non può essere sacrificato sulla base di un quadro istruttorio incompleto e lacunoso.