Cassazione penale Sez. I sentenza n. 2040 del 18 gennaio 2022

ECLI:IT:CASS:2022:2040PEN

Massima

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La condotta di partecipazione ad associazione di tipo mafioso si sostanzia nello stabile inserimento dell'agente nella struttura organizzativa dell'associazione, dimostrato dalla messa a disposizione in favore del sodalizio, in modo organico e continuativo, della propria persona e delle proprie capacità operative per il perseguimento dei comuni fini criminosi. L'affiliazione rituale può costituire grave indizio della condotta partecipativa, ove risulti, sulla base di consolidate e comprovate massime d'esperienza e degli elementi di contesto, l'espressione non di una mera manifestazione di volontà, ma di un patto reciprocamente vincolante e produttivo di un'offerta di contribuzione permanente tra affiliato ed associazione. Tuttavia, la titolarità e l'investitura formale di una dote di ndrangheta, per poter assumere capacità dimostrativa della partecipazione associativa, deve essere posta in concreta correlazione con l'accertata esistenza della struttura mafiosa di riferimento, rispetto alla cui effettiva operatività deve essere verificato il titolo partecipativo ascritto all'imputato. Il possesso della dote, di per sé, non è sufficiente a integrare la prova della partecipazione, ove non sia dimostrato il contributo materiale e consapevole dell'agente al rafforzamento e alla conservazione del sodalizio criminale. Analogamente, la disponibilità operativa manifestata nei riguardi di un singolo esponente, anche di vertice dell'organizzazione mafiosa, non costituisce di per sé comportamento sufficiente ad integrare la condotta di partecipazione, ove non sia dimostrato che essa si sia tradotta in un apporto, munito di effettiva rilevanza causale, alla conservazione o al rafforzamento della consorteria. La prova della partecipazione associativa esige la dimostrazione della messa a disposizione in modo stabile ed organico della propria persona e delle proprie capacità operative per il perseguimento dei comuni fini criminosi dell'associazione, non essendo sufficiente il mero rapporto di filiazione o parentela con soggetti ritenuti appartenenti alla consorteria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAZA Carlo - Presidente

Dott. SIANI Vincenzo - Consigliere

Dott. SANDRINI Enrico - rel. Consigliere

Dott. FIORDALISI Domenico - Consigliere

Dott. MANCUSO ((omissis)) - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 12/02/2020 della CORTE APPELLO di MILANO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ENRICO GIUSEPPE SANDRINI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Procuratore Generale Dr. TASSONE KATE, che conclude chiedendo il rigetto del ricorso per (OMISSIS) e l'inammissibilita' del ricorso per (OMISSIS).
E' presente l'avvocato (OMISSI…

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