La responsabilità solidale di una persona giuridica o di un ente privo di personalità giuridica, ai sensi dell'art. 6, comma 3, della Legge n. 689 del 1981, per il pagamento di sanzioni amministrative irrogate a seguito di violazioni commesse dal rappresentante o dal dipendente nell'esercizio delle proprie funzioni o incombenze, presuppone che l'attività pubblicitaria abusiva sia comprovatamente riconducibile all'iniziativa del beneficiario quale committente o autore del messaggio pubblicitario, ovvero che sia documentato il rapporto tra l'autore della trasgressione e l'ente o la persona giuridica opponente. Non è sufficiente il mero fatto che il soggetto collettivo abbia potuto trarre giovamento dall'affissione abusiva, essendo necessario che la condotta illecita sia stata realizzata per conto o nell'interesse dello stesso. Inoltre, la presunzione di responsabilità solidale del proprietario della cosa che ha servito o è stata destinata a commettere la violazione, di cui all'art. 6, comma 1, della medesima legge, richiede che l'Amministrazione provi la titolarità del diritto di proprietà in capo al soggetto ritenuto obbligato solidale nel momento in cui la cosa è stata utilizzata per la commissione dell'illecito, salvo che il proprietario dimostri che l'utilizzazione sia avvenuta contro la sua volontà. Tali principi, elaborati dalla giurisprudenza di legittimità, trovano applicazione anche in materia di sanzioni amministrative per l'affissione abusiva di manifesti pubblicitari, di cui al D.Lgs. n. 507 del 1993, art. 24.