Cassazione penale Sez. I sentenza n. 37566 del 12 settembre 2014

ECLI:IT:CASS:2014:37566PEN

Massima

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Il reato di minaccia e ingiuria a inferiore, previsto dall'art. 196 c.p.m.p., è integrato dalla coscienza e volontà dell'agente di tenere gesti e pronunciare parole di chiara attitudine offensiva e intimidatoria nei confronti di altro militare, anche in assenza di rapporti gerarchici diretti, purché il fatto sia obiettivamente riconducibile al contesto militare e agli interessi connessi alla tutela del servizio e della disciplina. La causa di esclusione del reato prevista dall'art. 199 c.p.m.p. per "cause estranee al servizio e alla disciplina militare" opera solo quando il fatto risulti del tutto estraneo e occasionale rispetto all'area degli interessi tutelati, non essendo sufficiente la mera coincidenza topografica dell'evento con una struttura militare. Pertanto, le condotte di minaccia e ingiuria tra militari, originate da questioni relative all'utilizzo di beni dell'amministrazione per esigenze di servizio, integrano il reato di cui all'art. 196 c.p.m.p., non essendo escluse dalla causa di cui all'art. 199 c.p.m.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ZAMPETTI Umberto - Presidente

Dott. TARDIO Angela - rel. Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

Dott. BONITO Francesco M. S. - Consigliere

Dott. MAGI Raffaello - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato il (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 33/2012 CORTE MILITARE APPELLO di ROMA del 05/06/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in pubblica udienza del 27/11/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. Angela Tardio;

udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Flamini Luigi Maria, che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso;

udito per il ricorrente l'avv. (OMISSIS), che ha chiesto l'accoglimento de…

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