Cassazione penale Sez. V sentenza n. 10391 del 11 marzo 2015

ECLI:IT:CASS:2015:10391PEN

Massima

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Il mendacio circa le proprie generalità reso in occasione dell'identificazione da parte della polizia giudiziaria, anche se di lieve entità, integra il reato di false indicazioni sulla propria identità personale, in quanto finalizzato ad impedire la corretta identificazione del soggetto, già pregiudicato per altri fatti di reato, presente in un'abitazione diversa dalla sua. La condotta, pertanto, risulta effettivamente lesiva delle finalità dell'atto pubblico di identificazione, non potendosi configurare un'ipotesi di falso innocuo. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato, deve tenere conto della finalità perseguita dal soggetto agente di impedire la propria identificazione quale persona presente in un luogo diverso dalla propria abitazione e già pregiudicata, non essendo rilevante la limitata entità delle dichiarazioni mendaci rese.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Paolo - Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. POSITANO G. - rel. Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO Paolo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 4308/2012 CORTE APPELLO di PALERMO, del 21/01/2014;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 02/12/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GABRIELE POSITANO;

Il Procuratore generale della Corte di Cassazione, dr ((omissis)), conclude chiedendo il rigetto del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. (OMISSIS) propone personalmente ricorso per cassazione contro la sentenza emessa da…

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